Reading di Slavina e Rachele aka Zarra Bonheur
18 maggio 2012, Queer it party !, Casa Internazionale delle donne, Roma
Rachele legge Il Manifesto degli amori queer (traduzione di Slavina) e Dirty Week End (traduzione di Rachele e Brune Seban)
I testi
Il MANIFESTO DEGLI AMORI QUEER di Coral Herrera Gòmez (traduzione dallo spagnolo di Slavina)
1. L’amore queer é un processo da godere, non una meta a cui arrivare.
2. gli amori queer rinnegano le tradizionali storie d’amore che vendono promesse di eternitá e felicitá, e si propongono di farla finita con l’escusivitá su peni, fiche e cuori di altre persone.
3. gli e le amanti queer rifiutano la tirannia dell’orgasmo e espandono l’erotismo al corpo intero senza rimanere ancorati ai genitali, potenziando la sensibilitá di tutte le parti, scoprendo nuovi percorsi nel sesso, oltre la ginnastica pornografica tradizionale.
4. gli amori queer non condividono gli aneliti di eternitá ne’ il trauma del divorzio, perché si godono le storie finché finiscono, felici di averle sentite e senza la sensazione d’aver perso nulla “per sempre”.
5. all’amante queer fa orrore l’inferno della convivenza forzata, e rinnega l’idealizzazione e la disillusione costante della coppia tradizionale. non desidera seguire il modello monogamico, riproduttivo e eterosessuale che ci impongono le industrie culturali attraverso le loro produzioni. Per questo l’amante queer non soffre la frustrazione che crea l’amore romantico ed é felice di godersi la vita, il sesso e le emozioni con la gente in carne e ossa.
6. l’amore queer appoggia le relazioni basate sulla libertá e la voglia di condividere, sull’autonomia degli e delle innamorate e sulla rottura con la tradizionale divisione di ruoli che distribuiscono i compiti in modo diseguale e oppressivo.
7. tutte le persone hanno diritto di vivere le loro performance d’amore creato tra due o piú persone per vivere un’illusione fittizia attraverso il corpo e il sesso. possono vivere anche amori virtuali, impossibili, platonici, alla etá che vogliono e con chi vogliono, infischiandosene del realismo.
8. gli amori queer appoggiano una societá dove l’erotismo si liberi della repressione emozionale e fisica dei corpi, e dove tutti e tutte possano relazionarsi in libertá e nel modo che preferiscono. per questo ogni amore queer é diverso; ce ne sono tanti quante sono le persone deviate dalla normalitá etero, omofobica e misogina.
9. gli e le amanti queer sono gente delle periferie, peró non escludono nessun@. il movimento queer include uomini, donne, persone intersex, transessuali e travestit@, froci e lesbiche, prostitute, battoni, negr@, latin@, gente di tutte le etá e classi socioeconomiche, di tutti i gusti, di tutte le razze e religioni, senza discriminazioni per etichette.
10. l’amore queer é bisex, trisex, e si estende fino all’infinito. non categorizza l’orientamento sessuale tradizionale (omo, etero, bisessuale) perché non definisce le relazioni come solo “cosa di due” ne’ tantomeno divide l’Umanitá in due generi opposti (donne, uomini), vista la quantitá di gradi di intensitá che hanno le identitá postmoderne e la quantitá di maschere e performance teatrali che siamo capaci di mettere in atto in una stessa giornata.
11. gli amori queer includono anche le persone asessuali, i e le solitarie, i e le promiscue, chi é dipendente dal sesso e chi invece é inappetente, i freaks, gli strani e le strane, le minoranze di qualsiasi tipo, tutti quelli o quelle che hanno la curiositá di ampliare gli orizzonti della loro mente, del loro corpo, del loro sesso.
12. l’amore queer non esclude il sesso dal sentimento, ne’ il sentimento dal sesso. le relazioni queer non dividono la popolazione tra gente con cui si scopa e gente della quale ci si innamora, perché chiunque é scopabile e amabile. Gli amanti e le amanti queer assumono le loro contraddizioni e non distinguono tra corpo e anima, mente ed emozioni ma le vivono come un tutto, accettando e arricchendosi con la complessitá dei sentimenti e del desiderio umano.
13. l’amore queer esplora le relazioni di potere portandole nel gioco sessuale, e liberandole delle categorie binarie di sottomissione-dominazione. le relazioni queer vogliono essere egualitarie perché nessun@ sará superiore quando scompaiano le classificazioni discriminatorie.
14. gli amori queer rifiutano la necessitá come base di una relazione amorosa e denunciano la dipendenza mutua (emozionale ed economica) che sostiene il sistema amoroso patriarcale. é piú bello amare dal desiderio e dalla libertá che dal contratto.
15. l’amore queer crede che nessuna istituzione (ne’ la Chiesa, ne’ i Ministeri, ne’ lo Stato) deve continuare ad avere potere sulla vita intima delle persone, sulle sue relazioni sessuali e amorose, sulla sua vita riproduttiva. chi ama non ha bisogno di benedizioni, ma di libertá per andare e venire, amare e condividere, senza vincoli che convertano l’impegno in una prigione.
16. chi é queer non discrimina nessun@ per la sua altezza o bassezza, per la sua magrezza o obesitá, ne’ per le sue rughe, le sue imperfezioni, le sue deformazioni; l’amore queer si libera della tirannia della bellezza e del fascismo del culto al corpo.
17. l’amore queer denuncia l’ipocrisia del romanticismo borghese intorno alla fedeltá femminile e la promiscuitá maschile, l’adulterio e la prostituzione come via di fuga dalla noia del matrimonio.
18. le relazioni sessuali e affettive devono allontanarsi dall’egoismo intrinseco al sistema capitalista e democratico, basato nel desiderio di possesso di corpi e menti altrui. come persone dobbiamo liberarci della fedeltá come esigenza per vivere una avventura amorosa con qualcun@, e lasciare di considerare gli altri e le altre come oggetti fatti per il nostro godimento.
19. gli amori queer sono dinamici, sono vivi, in continuo movimento. non per questo i loro sentimenti sono meno profondi, ma piú autentici, perché non sono soggetti a tabú, proibizioni, norme rigide. Gli amori queer si allontanano dalla bugia e dal tradimento, dalla colpa e dalla repressione, perché non le necessitano per relazionarsi con persone libere.
20. gli amori queer non necessitano nemmeno delle strutture amorose tradizionali. lavorano alla creazione di nuove strutture piú aperte e flessibili, dove la gente si dedichi piú a godere che a sognare. l’avventura di inventare forme nuove é eccitantemente queer, perché ognuno e ognuna si crea la sua con chi vuole. Gli amori queer si retroalimentano, non muoiono perché non si concentrano, ma si disperdono e si moltiplicano. non si distruggono, ma si rigenerano creando reti, alimentando chimiche, insaziabilmente.
DIRTY WEEKEND, JOURNAL D’UNE BUTCH PAR SES MOTS (traduzione dal francese di Rachele e Brune Seban)
Cercherò di rispondere a questa questione difficile del mio genere, o piuttosto del mio non genere.
Mi definisco NO gender (ma spesso, pure molto spesso butch e a volte transgenere) perché non mi sento di appartenere ad un genere fisso. Certo, questo si avvicina molto all’FtoX o al FtoUnknow ma non mi piace usare per me Female to perché io non transito, non transiterei mai e mi sento appartenere ad un genere fluido da sempre, senza dover andare verso…
Me ne frego che mi femminilizzino ma mi piace anche che mi mascolinizzino, specialmente in intimità, nelle mie relazioni, perché ne ho bisogno, perché amo essere degenere ma anche perché a volte mi sento un perfetto stronzo amoroso. Anche perché mi capita spesso che siano le mie stesse relazioni a farlo. Loro lo sentono e/o lo sanno perché ne parliamo, perché è questo che le attira, questo strano melange femminile-maschile che è presente in me, questo genere ambivalente.
Questo sentimento è nelle viscere, viene da lontano. Non sento il bisogno di cambiare il mio corpo, lui si adatta ai miei desideri, alla mie tendenze, che siano mascoline o a volte più femminili (eh si, a volte mi capita).
Non ho mai letto le teorie sul genere. Non sono una teoria. sono complessa et invischiata in molte sensazioni. E’ un bel casino.
Non sono un uomo ma non sono del tutto una donna. Sono io, un’entità senza una chiara definizione di genere. Sì, mi hanno assegnata tipa dalla nascita ma non mi ha mai dato fastidio, forse perché ho avuto la fortuna di avere un carattere forte e di aver potuto imporre fin da bambina il mio modo di essere. No gonne, né altri accessori femminili ma neppure il meccanico. Turbamento, merda, e ancora turbamento.
Me ne vado in giro con una sorta di corpo stracolmo della sua libertà di pensiero. Non so se tutto è chiaro. Per me lo è perché è cosi profondo. E anche per questo che la mia parola sarà sempre e solo la mia parola.
Non potrei dire o scrivere su questo argomento per altre persone perché l’intimo tocca solo me (anche se questa intimità si può condividere).
Sono e spero di esserlo sempre fiera di avere una vagina, di essere una tipa, una lesbica, anche se a volte rifiuto il mio corpo ma non è nemmeno il fatto di essere una tipa che mi da fastidio. E’ piuttosto legato alla grassezza di questo corpo. Anche questo sarebbe un buon argomento di dibattito perché ce n’è così da dire su queste stronze norme che ci vengono imposte e che a volte perfino tra noi possono essere ben presenti. Mica ne faccio una colpa, anch’io me li infliggo questi minchiosi codici, questi standard.
Non penso mai ponendomi la nozione del genere. Penso come sono, dall’interno, un cervello piatto o in ebollizione ma mai di genere.
Io esisto attraverso questo turbamento ma anche questa forza, questa libertà (è una nozione che io sento molto presente e non credo che sia irrilevante rispetto alla questione del genere). Mi arrogo il diritto di essere quello che decido di essere, quando lo decido. Niente è fisso, niente è perfetto.
Forse come lesbica, butch, ho avuto la fortuna di aver potuto sperimentare tutti i tipi di sessualità con delle tipe, ho anche potuto trovarmi con altre butch in relazioni piuttosto gay, frocie, con delle fem più in una sorta di binarismo (per carità!) ma anche lì il turbamento esiste. Niente mi da più piacere che una fam che mi scopa incollandosi dietro di me. Subordinata e insubordinata. Maschile e donna. O niente di tutto questo.
No gender